La zona umida
Classicamente definite come “terre ricoperte da acque poco profonde o permanentemente o temporaneamente impregnate d'acqua”, le zone umide corrispondono a una grandissima diversità di ambienti strettamente legati all'acqua: paludi, torbiere, foreste fluviali, estuari, stagni o anche foreste umide. Si tratta spesso di ambienti piccoli, protetti e fragili. Le zone umidie sono tra gli habitat più ricchi di biodiversità del pianeta; caratterizzate da una flora specifica, svolgono funzioni particolari e forniscono molti benefici, tra cui: la limitazione delle alluvioni rallentando il flusso d’acqua, l'espansione delle zone alluvionali e la mitigazione della siccità. Perché queste terre piene d'acqua e in collegamento diretto con il torrente limitrofo, lo riempiranno quando questo sarà al livello più basso; questo processo gioverà al rifornimento di acqua potabile. 
 
Queste aree sono serbatoi di biodiversità perché sono abitate da un numero considerevole di specie vegetali igrofile e di specie animali come, ad esempio, gli anfibi. 
Le zone umide sono molto spesso fossati o corsi d'acqua alimentati da acque di lavaggio o drenaggio provenienti da aree urbane o agricole vicine. 
Da un lato queste zone trattengono le particelle fini e dall'altro trasformano gli elementi nutritivi presenti nelle acque ricevute, come nitrati e fosfati, in biomassa e quindi partecipano allo stoccaggio del carbonio. 
Le zone umide condizionano il clima delle zone circostanti, e, nelle aree urbane, abbassano notevolmente la loro temperatura. 
Queste aree con la loro vegetazione molto spesso esuberante contribuiscono alla ricchezza del paesaggio e sono luoghi di scoperte e passeggiate. 

il frutteto pedagogico
Nell'aprile 2017, un accordo col Comune di Pibrac consente all'associazione Jardin Nature Pibrac (JNP) di utilizzare un terreno di quasi 4000m2 nell'area de Les Tambourettes allo scopo di creare un frutteto pedagogico per la salvaguardia di antiche varietà locali di alberi da frutto. 
I primi 9 alberi sono piantati nella primavera del 2017, 42 alberi sono piantati nell'autunno 2017 e altri 6 nella primavera del 2018. 
Ogni albero è accompagnato da un cartello che consente un'identificazione pedagogica e fornisce al visitatore dettagli sulla varietà e sulla sua storia. 
Sono stati installati sei pannelli informativi sulla biodiversità locale, un alveare didattico, un hotel per gli insetti e una spirale isola della biodiversità. 
Al contempo simbolo ed esempio concreto della biodiversità vegetale, strumento educativo e di preservazione di un patrimonio locale, questo frutteto di Salvaguardia consente agli abitanti di Pibrac e ai visitatori di scoprire, osservare, riconoscere e confrontare le diverse specie e varietà di alberi da frutto. 
La Reginetta di Santa Germana ha ovviamente il suo posto come testimone del patrimonio locale. 
Questo luogo, che è regolarmente visitato da scolaresche e da appassionati di giardini, integra il giardino pedagogico permettendo anche l'implementazione di molte attività intorno all'ambiente e alla cittadinanza attiva. E’ inoltre luogo ideale di convivialità e di condivisione. 

L'isola della biodiversità
La struttura dell'isola della biodiversità è formata da due spirali in legno massello di quercia (classe 4) proveniente da foreste gestite in modo eco-sostenibile. La resistenza del legno di quercia in queste condizioni è prevista per essere maggiore di 15 anni. Le doghe in legno di quercia hanno una lavorazione speciale che permette di ottenere curve armoniose e sono piantate in profondità nel terreno. 
Il riempimento della spirale è stato realizzato con terreno locale, sabbia, terriccio, ciottoli della Garonna, tegole e ardesie. Questo sottostrato ricopre 4 rifugi interni alla struttura. Quest'isola di biodiversità permette di ospitare insetti impollinatori, insetti predatori, insetti che riciclano materia organica, uccelli, piccoli mammiferi, anfibi e rettili. 
 
Per la realizzazione dei ripari sono stati utilizzati materiali diversi per creare condizioni favorevoli alla riproduzione, allo svernamento, alla protezione o più semplicemente per soddisfare un bisogno fisiologico (ombra, freschezza o, al contrario, pieno sole). 
Alcune cavità che fungono da rifugio sono nascoste all'interno della struttura e ognuna ha il proprio ingresso. 
 
Nella parte più alta della spirale vi é una cavità che funge da rifugio per i bombi terrestri ed é rivestita da alcuni rami che servono da esca per la colonia. Alcune api solitarie trovano rifugio nei fusti cavi o midollari dei cannicci, raggruppati in fasci e fissati sui bordi della spirale. Le lucertole possono sfruttare le tegole e le due ardesie disposte verticalmente per riscaldarsi al sole. Anfibi e rettili possono trovare rifugio nelle piccole cavità poste in fondo alla spirale. La più grande cavità interna della spirale é predisposta per ospitare i ricci. In cima al palo è posto un nido per le cincieallegre. 
 
Le piante utilizzate sono state scelte perché richiedono poca acqua e sono relativamente resistenti: 
- Borragine, fioritura da marzo a novembre - Lavanda, fioritura da giugno ad agosto 
- Rosmarino, fioritura da gennaio ad aprile - Salvia, fioritura da maggio ad ottobre 
- Menta, fioritura da luglio ad agosto - Origano, fioritura da luglio a settembre 
- Pimpinella o Burnett, fioritura da giugno a luglio - Timo, fioritura da maggio a luglio 
- Timo limone, fioritura da maggio a luglio - Verbena, fioritura da giugno ad ottobre 
- Santolina, fioritura da luglio ad agosto 

L'alveare educativo
Un alveare è un luogo in cui si sviluppa una colonia di api. Un tempo consisteva molto spesso in un cestino di paglia intrecciata o in un tronco d'albero cavo. Da circa due secoli gli apicoltori hanno l’abitudine di allevare le api in delle arnie fornite di telai mobili. 
 
Una colonia di api è composta da tre caste distinte: 
- Un'ape regina che vive dai due ai tre anni. È la madre di tutte le altre api che esistono nella colonia. Può deporre fino a 2.000 uova al giorno. 
- Le api operaie che vivono da 1 mese in estate a 4/5 mesi in inverno e sono responsabili di tutti i compiti dell'alveare: costruire i favi, pulire, nutrire le larve, proteggere, conservare il nettare ed, infine, terminano la loro vita tra l’alveare e l’ambiente esterno dal quale prelevano le sostanze indispensabili alla loro vita: nettare, polline o acqua. In alta stagione ci sono circa 30.000 api operaie. 
- I maschi, o fuchi, che vivono dai 4 ai 5 mesi; il loro ruolo principale é la fecondazione delle giovani regine che stanno fondando nuove colonie, ma partecipano anche al riscaldamento dell’alveare e alla preparazione del miele. In una colonia ci sono tra i 2000 e i 3000 fuchi. Alla fine della stagione (agosto) vengono cacciati dalle api operaie. 
 
Sui telai dell’arnia, le api costruiscono dei favi di cera fatti da celle perfettamente esagonali. Al centro del favo si trovano le celle contenenti le uova e le larve, circondate da celle contenenti il polline (il cibo delle larve) e infine tutto intorno ci sono le celle dove é conservato il miele. 
 
L'apicoltore lascia sempre il miele del corpo centrale dell’arnia all’alveare come riserva per le api. Tuttavia, in primavera, installa un melario sopra il nido delle api dove le api immagazzinano il miele in eccesso che l'apicoltore poi raccoglie. 

Il giardino pedagogico
Nel gennaio 2015, un accordo con il Comune di Pibrac, consente all'associazione Jardin Nature Pibrac (JNP) di disporre di un terreno di 400m2 nell'area de “Les Tambourettes” per creare un orto pedagogico basato sui principi dell'agroecologia. 
 
Lo spirito dei creatori di questo orto era di permettere ai bambini delle scuole di Pibrac e ad un'associazione di beneficenza di scoprire e praticare il giardinaggio e, più in generale, di interessarsi alla vita delle piante, alla fauna del suolo e all'ambiente. L'altro obiettivo era quello di consentire ai membri dell'associazione di incontrarsi regolarmente per condividere le loro esperienze, praticare nuove forme di giardinaggio, manutenere il giardino, partecipare a conferenze animate da un’agricoltrice specializzata in culture biologiche e a numerosi eventi durante tutto l’anno. L’associazione Jardin Nature Pibrac finanzia, organizza, pianta e gestisce il giardino. Sono inoltre stati installati una pergola e un tavolo. 
 
Questa struttura é aperta a tutti. Ogni anno viene organizzata nell’orto una competizione intergenerazionale di spaventapasseri a cui prendono parte asili nido, scuole, case di cura e associazioni di Pibrac. I giovani partecipano anche alla decorazione e alla manutenzione del giardino. A sostegno dell'associazione Pétanielle, JNP sta contribuendo a salvare i cereali antichi. Le zucche raccolte nell’orto sono vendute a beneficio di Telethon e dell’associazione benefica Restos du Coeur. 
 
La convivialità é sempre presente nelle varie attività del giardino pedagodico e in tutte le iniziative organizzate da Jardin Nature Pibrac. 

Gli uccelli
Gli uccelli sono apparsi sulla Terra diverse centinaia di milioni di anni fa. Sono animali: bipedi (hanno 2 zampe), ovipari (che depongono uova), endotermici (cioé a sangue caldo) e provvisti di piume. 
 
Nel mondo esistono più di 11.000 specie di uccelli. Gli uccelli occupano la maggior parte delle nicchie ecologiche: i bordi dei ruscelli, le foreste, i campi,gli oceani ... Alcuni uccelli sono diurni (attivi durante il giorno) e altri sono notturni (ovvero attivi di notte). Gli uccelli si sono adattati al mutare delle stagioni e circa la metà delle specie ha acquisito capacità migratorie, mentre l'altra metà è rimasta sedentaria. 
 
 
La morfologia degli uccelli ci racconta del loro modo di vivere: 
- Le zampe e il potente becco del merlo ci mostrano la sua capacità a terra di aggirarsi e frugare tra le foglie in cerca di cibo; 
- Le zampe con lunghe dita, di cui due rivolte all'indietro, le rigide piume della coda e l’eccezionale becco dei picchi ci mostrano la sua capacità di arrampicarsi e scavare il legno; 
- Le ali sottili e le zampe molto corte del rondone ci mostrano la sua predisposizione al volo. 
 
La maggior parte degli uccelli é capace di volare. Esistono tre forme di volo: 
- Volo ad ali battenti: alcuni uccelli sono costretti a sbattere le ali per poter volare: anatre, passeri, gallinacee ... 
- Volo sul posto: alcuni uccelli durante il volo hanno la capacità di librarsi e alcuni possono persino fare marcia indietro in volo: falchi, colibrì, ecc. 
- Volo planato: alcuni uccelli, una volta decollati, usano le ali e le correnti d'aria ascendenti per planare: rapaci, gabbiani, procellarie ... 

Il bosco ripariale
La vegetazione fluviale é composta da alberi, arbusti e cespugli che crescono sui bordi dei corsi d’acqua. 
Nelle pianure coltivate, diventano le uniche opportunità di passaggio per le migrazioni della fauna. La foresta lungo il torrente Courbet e Aussonelle é il passaggio preferito dall’avifauna nel territorio tra la Garonna e la foresta di Bouconne. 
 
La vegetazione fluviale é costituita da tre strati di vegetazione: 
- Gli alberi, grazie alle loro radici profonde, permettono di ancorare e solidificare le sponde. Le specie più diffuse sono: l’ontano glutinoso, il pioppo nero, il frassino. Molto spesso queste specie vengono sostituite e soppiantate da una specie invasiva: la robinia acacia. Un ontano adulto ha la capacità di ancorare saldamente il terreno per dieci metri lungo la sponda. Gli alberi permettono anche a diversi uccelli di nidificare: cornacchie, corvi, picchi, ghiandaie, aironi e gazze. 
- Gli arbusti, attraverso il loro fitto intreccio di rami, riducono la velocità dell'acqua durante le piene e quindi rallentano l'erosione. Tra gli arbusti più rappresentati lungo il Courbet troviamo: mazza sorda, rovi, prugnoli, cornioli e viburni. Questo strato funge da rifugio e area di nidificazione per molti uccelli e mammiferi. 
- Lo strato erbaceo aiuta a ridurre il carattere erosivo dell'acqua; ed è anche il filtro più effficace per la ritenzione dei sedimenti e dei loro inquinanti. Le principali specie incontrate sono: carici, festuca, giunco, baldingera. Le piante erbacee alte sono ripari per le cannaiole, per le anatre dal collo verde e per le gallinelle d'acqua. Le rive scoscese ospitano spesso tane di nutria ed è anche possibile incontrare la lontra che sta lentamente ricolonizzando l'Aussonnelle. 
In un contesto agricolo di coltivazione intensiva, la vegetazione fluviale e le fasce erbose lungo gli argini dei corsi d’acqua sono gli unici due baluardi contro la diffusione dei pesticidi. 

i Mammiferi
Un mammifero è un animale vertebrato caratterizzato dal fatto che le femmine allattano i loro piccoli. 
In questo boschetto, i mammiferi più frequenti sono: 
- Il capriolo, che si vede spesso ai margini del bosco, solitario, sulle sue lunghe zampe; il maschio ha un paio di corna, rinnovate una volta all'anno. Si distingue per il suono emesso, simile all’abbaiare di un cane, sinonimo di pericolo, che serve ad allertare in caso di presenza di un elemento disturbatore. E il cinghiale, che vive la maggior parte del tempo in gruppo; non è raro vedere più di 5 o 10 individui insieme, i piccoli con il loro mantello particolare e la grande scrofa. I maschi adulti sono più solitari. 
- La Volpe, il cui mantello rosso è facilmente identificabile, si nutre principalmente di piccoli roditori. E lo scoiattolo, che vive nella chioma degli alberi, è quello che possiamo osservare più facilmente. Si nutre di semi, frutti, fiori e altro ancora. 
- Il Riccio è piuttosto notturno; si intrufola nei parchi, giardini e foreste in cerca di cibo. 
- I mustelidi: la donnola, il carnivoro più piccolo d'Europa con i suoi 20 cm per meno di 100 grammi, la faina e la martora che assomigliano alla donnola ma sono più grandi (45 cm di lunghezza per 1,4 kg di peso), la puzzola, totalmente bruna a parte le guance e mento più chiari (45 cm di lunghezza per 1,5 kg di peso), il tasso, più grande, facilmente riconoscibile per il suo dorso molto ampio e le sue tre bande bianche sulla testa (70 cm di lunghezza per 20 kg di peso). 
- La Talpa e il Toporagno che vivono sottoterra e che consumano lombrichi, bruchi, larve, lumache e tutti i tipi di insetti. 
- Pipistrelli: il pipistrello comune, il pipistrello del deserto, il vespertilio di Daubenton, la Nottola di Leisler, il Rinofolo minore e il Rinofolo maggiore. 

la Foresta
Una foresta è una formazione vegetale costituita da alberi, piantati o spontanei, spesso su un sottobosco arbustivo o erbaceo. 
In questa regione le foreste si trovano sia nei ripidi pendii che separano i terrazzamenti agricoli, sia nelle pianure alluvionali. 
Le foreste collinari crescono su terreni poveri, composti da ghiaia, sabbia e argilla, dove l’acqua scorre rapidamente. Le foreste delle pianure alluvionali crescono su terreni poco profondi con strati di argilla mista a ciottoli o di strati di marna, una roccia sedimentaria di natura calcarea e argillosa, invalicabili per le radici 
Le specie arboree più diffuse lungo il percorso sono: 
La quercia: la varietà piu numerosa è il rovere nei luoghi asciutti; alcune querce peduncolate, anche dette farnie, nei luoghi freschi e poche querce pubescenti, o roverelle, nei luoghi sassosi. Seguono l'ontano sui terreni umidi, il frassino sui terreni asciutti, la robinia sui bordi dei torrenti, il carpino sui terreni umidi e profondi e il sorbo torminale. 
Lo strato arbustivo è presente nelle radure e ai margini del bosco e sotto la chioma degli alberi dove forma un sottobosco molto fitto. Ciò rende queste foreste relativamente impenetrabili. 
Gli arbusti presenti sono: l’erica, la ginestra, le more, le felci aquiline, il prugnolo, il ginepro, il corniolo spinoso, i rovi, il biancospino e la rosa canina 
Lo strato erbaceo è presente principalmente ai margini del bosco. È composto in particolare da: festuca, carice, orchidea, asfodelo e polmonaria. 
A causa della scarsa qualità degli alberi, la legna delle foreste della regione ha avuto pochi sbocchi industriali. Ma é stata la principale fonte di riscaldamento domestico ed é stata soprattutto utilizzata per i forni per il pane dal medioevo fino a tempi recenti. Questo sfruttamento ad intervalli regolari spiega la durabilità dello strato arbustivo. 
I ruoli principali della foresta sono: proteggere la fauna selvatica, immagazzinare carbonio, regolare il clima abbassando le temperature attraverso il fenomeno dell'evapotraspirazione. La foresta ricopre inoltre anche un ruolo sociale diventando uno spazio ricreativo e di svago. 

l'Allineamento delle Querce
Esistono circa 800 varietà di quercie, ma solo poche varietà sono autoctone. Le querce peduncolate, sessili e pubescenti perdono le foglie, mentre i lecci, le querce spinose e le querce sugheraie sono dei sempre verdi. 
Alcune querce hanno la particolarità di tenere le loro foglie secche sull'albero tutto l'inverno. Le foglie cadranno solamente quando i boccioli fioriranno in primavera. 
La quercia ha fiori maschili e femminili sullo stesso albero. 
È uno degli alberi che ha un'aspettativa di vita più lunga perché inizia a produrre ghiande intorno ai 35 anni. Raggiunge la sua piena capacità produttiva tra i 75 ei 150 anni, intorno ai 300 anni è un albero notevole e può vivere fino a 800 anni e oltre. 
La quercia peduncolata, si chiama cosi’ perché il frutto è portato da un lungo peduncolo, è una specie eurasiatica a clima oceanico; si trova ovunque in Francia tranne sopra i 1300 m di altitudine e nella regione mediterranea. 
La vicina foresta di Bouconne è una foresta reliquia, occupava l'intero bacino della Garonna da Saint-Gaudens a Montauban. Esiste ancora oggi perché i terreni ghiaiosi su cui prospera non avevano alcun valore agronomico. 
La quercia è associata alla ghiandaia euroasiatica perché le ghiande costituiscono circa il 75% della sua dieta. Disperde quasi 5.000 ghiande all'anno, le nasconde e le dimentica, in un terreno soffice senza vegetazione boschiva. Il 60% delle giovani querce che crescono in natura provengono dalle ghiande nascoste dalla ghiandaia. Le due specie si sono co-evolute: la quercia nutre e la ghiandaia disperde le ghiande. 
Il legno di quercia è il più duro e il piu’ duraturo dei legni europei; viene quindi utilizzato per carpenteria, traversine ferroviarie, ebanisteria, palificazioni, cantieristica navale. Questo legno viene utilizzato anche per fare botti, un utilizzo dovuto alla qualità delle assi di quercia e alla presenza di tannini. La Francia produce tre quarti della produzione mondiale di botti. Infine, la corteccia del legno di quercia fornisce il colorante utilizzato per conciare la pelle. 

Falso Olmo Siberiano
È una specie di albero della famiglia delle Ulmaceae, si chiama Olmo Caucasico o Falso Olmo Siberiano (il vero Olmo siberiano è Ulmus pumila). È sempre più spesso chiamato in francese Zelkova o Zelkoua che deriva dalla parola caucasica tzelkva. 
Il falso olmo siberiano fu introdotto a Kew Gardens, in Inghilterra nel 1760. Alcuni giovani soggetti furono introdotti in seguito in Francia. Ma solamente nel 1785 il botanico francese André Michaux, tornato da una missione in Persia, fornisce una descrizione completa degli alberi adulti osservati nelle foreste del Gilan sulle rive del Mar Caspio (descrizione orale, poi scritta, sotto il nome del genere Planera Richardi, nella sua Flora boreali americana, pubblicata nel 1803). Riporta dall'Iran dei semi e delle piante raccolti nelle foreste del Gilan. La più antica Zelkova carpinifolia in Francia proviene da questo viaggio e si trova presso il Jardin des Plantes di Parigi. 
Le foglie sono simili a quelle dei Carpini (Carpinus), sono alterne, seghettate, appuntite, più piccole di quelle dell'Olmo e più affusolate. 
L'Olmo Caucasico si trova nel Caucaso e nell'Iran settentrionale. 
Non è sensibile alla grafiosi che ha devastato gli Olmi, grazie alla sua corteccia resistente che impedisce agli scarabei della corteccia di installarvisi come parassiti. La tonalità del suo legno é dorata, paragonabile a quella dei veri olmi, ed è usata nell'ebanisteria. 
In virtù della sua ramificazione fine e delle dimensioni ridotte delle sue foglie, è spesso usato nei bonsai. È anche spesso usato in Europa come albero ornamentale nei parchi grazie alla sua imponente maestosità e alla sua cima perfettamente ovoidale. 

Libellule
La libellula e’ un insetto che appartiene all’ordine degli odonati. Questi insetti sono spesso in prossimità dei punti d’acqua dolce perché’ hanno bisogno di questo ecosistema per deporre le uova e riprodursi. Il termine libellula è spesso utilizzato per indicare l’insieme degli odonati, ma, in realtà, gli odonati includono due sotto ordini principali: gli anisotteri e gli zigotteri.  
Gli zigotteri hanno le ali anteriori e posteriori identiche e si posano principalmente con le ali unite sopra il corpo. Esistono delle eccezioni, come, per esempio, i lestidae che si posano con le ali aperte o rivolte all’indietro. Sono degli insetti leggeri, fini e gracili, che si trovano sempre vicino all’acqua. 
Gli anisotteri hanno ali anteriori e posteriori diverse tra loro e atterrano con le ali spiegate. Sono insetti grandi, potenti, molto veloci che possono essere incontrati molto lontano dai punti d'acqua. 
L'accoppiamento degli odonati è molto particolare e si chiama accoppiamento a forma di cuore. Il maschio afferra la femmina dietro la testa con una pinza che ha sulla parte posteriore dell'addome e la femmina recupera una goccia di sperma posta dal maschio sotto il secondo segmento dell'addome. 
La femmina depone le uova sotto la superficie dell'acqua, le larve possono rimanere in acqua da due mesi a cinque anni a seconda della specie. Hanno una dieta carnivora: larve di insetti (comprese le zanzare), invertebrati acquatici, girini e avannotti. 
L'adulto è un insetto con sei zampe e due paia di ali. Vive solo una stagione, caccia il suo cibo preferito, mosche e zanzare, stando in agguato molto spesso sempre nella stessa zona. 
Una quindicina di specie di odonati sono presenti sulle rive del Courbet. 

Xilofagi
Un albero è un essere vivente e come tutti gli esseri viventi: nasce, cresce, si riproduce e muore. 
Le diverse cause che uccidono gli alberi sono: inadeguatezza al suolo come acqua in eccesso o terreni troppo calcarei, eventi climatici come siccità prolungate, spesso malattie fungine come ruggine o albugine, lesioni alle radici causate da lavori in prossimità, oppure funghi che si sviluppano sugli alberi. 
La quercia da sughero è anche vittima di una moltitudine di insetti che attaccano le foglie (la limantria e la tortricide), le radici (verme bianco) e il sughero (verme e formica del sughero). Ci sono anche degli insetti, chiamati xilofagi, che si nutrono di legno vivo o morto come il Platipo, il Coleottero Buprestide e il Cerambice della quercia. 
Con i suoi 6 cm di lunghezza, senza considerare le antenne, il Cerambice della quercia (Cerambyx cerdo) può far morire gli alberi. Il maschio si distingue per le sue antenne più lunghe del suo corpo, mentre quelle della femmina non eccedono l'estremità addominale. La larva, con il suo forte appetito, raggiunge i 7/8 cm di lunghezza e scava gallerie proporzionate alle sue dimensioni. 
L'insetto compare tra la fine di maggio e l'inizio di giugno ed è crepuscolare. Vola lentamente, il corpo inclinato di 45 °, le elitre sollevate a V e le antenne ampiamente dispiegate in un arco di cerchio. Vive da 1 a 2 mesi e si accontenta delle secrezioni degli alberi e dei frutti maturi. 
In generale il Cerambice della quercia é presente su alberi indeboliti (per l’età, malattie o potature troppo intense ...) e preferisce alberi che sono ai margini del bosco o isolati 
A differenza di altri coleotteri dalle corna lunghe, il Cerambice attacca il legno vivo, e per di più abbastanza profondamente. 
L'insetto è attualmente protetto dalla legge, ma tende effettivamente a scarseggiare in alcune zone. 
Le querce da sughero, come molti alberi, se sottoposte ad attacchi fisici come il fuoco o il taglio, non muoiono mai: sono sempre in grado di rigenerarsi. 
Sotto la corteccia infatti appariranno dei polloni che, man mano che crescono, daranno nuovo fogliame. Questi polloni provengono da gemme dormienti nelle ascelle delle foglie che sono cadute da diversi anni (o addirittura da secoli). 

Sughero di quercia
La quercia da sughero "quercus suber" è un albero tipico del Mediterraneo occidentale (si trova in Italia, Tunisia, Algeria, Marocco, Spagna e Francia) ma anche della costa atlantica (si trova in Portogallo, Spagna e in Guascogna). Le querce presenti nella nostra regione sono al limite dell'espansione orientale della Guascogna. 
In Guascogna questo albero è conosciuto con il nome di Tarta, Cors o Surrè: si tratta di una varietà specifica di quercia da sughero “quercus suber occidentalis'' (Tarta avrebbe dato il nome alla città Tartas creata nel dipartimento delle Landes intorno al VII o VIII secolo d.C.). Questa specie sarebbe stata piantata in modo diffuso, sotto Enrico IV, durante le prime bonifiche delle Landes di Guascogna. All'inizio del XIX secolo, all’epoca delle grandi piantagioni delle Landes, erano previsti 20.000 ettari per questa specie. Nel 1860 erano rimasti circa 5000 ettari e, nel 1912 solo 1000 ettari, soprattutto nella regione di Andiran vicino a Nérac. La rigidezza dell'inverno del 1830 decimò gran parte delle foreste di querce da sughero nel territorio di Nérac. 
Nel 1646, nel primo catasto di Pibrac, viene indicato il Bois de Labarthe piantumato a sughero (quercia da sughero) e a leccio. Questa foresta era protetta da un muro perimetrale. Queste piantagioni devono essere state eseguite intorno al 1580 dalla famiglia Faur, proprietaria dei terreni. La famiglia Faur possedeva delle terre anche nel territorio di Nérac e doveva quindi essere familiare con la coltivazione delle querce da sughero. Guy de Faur de Pibrac aveva inoltre stretti rapporti con la corona di Francia (ed é stato ambasciatore e cancelliere dei re Enrico III ed Enrico IV). 
La quercia da sughero è un albero che vive tra i 150 e i 200 anni, ma la sua vita può arrivare anche fino a 300 anni o addirittura 800 anni. 
È un albero sempreverde, ovvero che non perde mai le foglie. 
È un albero monoico (ha fiori maschili sul legno dell'anno e fiori femminili sul legno di almeno due anni prima). La varietà di quercia da sughero '' occidentalis '' è resistente al freddo e si dice che abbia un'altra particolarità che è quella di fiorire in primavera e in autunno in modo che le ghiande autunnali siano presenti fino all'estate successiva. È un albero calcifugo, ovvero che cresce bene solo in terreni acidi, privi di calcare e poveri. 

La terra
Un terreno precedentemente coltivato non rimane a lungo spoglio; ci vogliono solo pochi decenni perché diventi una foresta. Questa transizione è accompagnata da una successione di fasi. 
Il campo coltivato in monocoltura è molto produttivo ma è molto povero di biodiversità: la cultura stessa e alcune infestanti che cercano di sopravvivere: l’ambrosia, le orobanche, la nappola, la datura, la coda di volpe, la corregiola e la pianta del loglio. Purtroppo negli ultimi decenni alcune erbe infestanti, come le piante messicole, sono diventate rare o molto rare a causa dei pesticidi. 
Cessata la coltivazione, bastano pochi mesi perché uno strato erbaceo esploda con le erbe infestanti sopra citate e altre piante come la carota selvatica, le graminacee, la piantaggine, il senecio o le ortiche. 
Qualche anno dopo, la vegetazione si alza e cominciano a comparire un sambuco, un corniolo, una rosa canina, un rovo, un prugnolo. Il rovo, in particolare, é una specie pioniera di queste terre abbandonate. Molto mellifera, dà ottimi frutti, è un rifugio naturale per molti animali. Sotto la sua rigogliosa vegetazione e le sue spine protegge la crescita dei giovani alberi. 
Gli alberi che appaiono spontaneamente ed ancora radi, fungeranno da nido per le specie frugivore che continueranno a seminare e perpetuare questa giovane foresta. Se lo strato arboreo trova condizioni di sviluppo adeguate, finirà per privare tutti gli altri strati di luce, che periranno. La foresta così creata non è eterna e se lasciata sola, a poco a poco gli alberi moriranno e cadranno e ci sarà poi un nuovo ciclo di ripopolamento spontaneo, che arricchirà la biodiversità. 
La serapide cuoriforme "Serapias cordigera" è una specie di orchidea facilmente riconoscibile dalla forma a cuore del suo labbro. 
È una pianta che misura tra i 20 e i 40 cm. Il suo fusto frondoso ha scanalature viola. L'infiorescenza a punta abbastanza corta e densa è composta da 3 a 10 fiori 
Questa specie predilige gli ambienti aperti o semi aperti. Si trova in particolare su vecchi terreni coltivati, vecchie vigne o boschi in cui filtra la luce del sole. 
Se la vegetazione dello strato erbaceo non viene regolarmente mantenuta, questa orchidea scompare. 

gli Insetti
Un insetto è un animale invertebrato, il cui corpo, protetto e mantenuto da un esoscheletro, è costituito da tre segmenti e presenta 3 paia di zampe. 
Gli insetti sono le specie più numerose lungo il nostro percorso. Vi incontreremo infatti: lepidotteri o farfalle, ortotteri come le cavallette, coleotteri come le coccinelle e imenotteri come le api. 
I lepidotteri hanno uno sviluppo in 4 fasi successive di metamorfosi 
L'uovo si deposita su un'unica pianta: la pianta ospite. Dopo pochi giorni l'uovo si schiuderà e apparirà una larva: è il bruco. Divorerà le foglie della pianta che lo ospita e subirà tra le 4 e le 6 mute. Quando il bruco ha completato il suo sviluppo, si impuperà. Nei lepidotteri, la pupa è chiamata crisalide. Il bruco si circonda di una cuticola rigida che si fissa ad un supporto. A volte questa crisalide è racchiusa in un bozzolo di seta che intreccia con le sue ghiandole salivari. In questa crisalide avvengono importanti trasformazioni: alcuni organi periranno come gli organi digestivi e altri si svilupperanno come le zampe, le ali, le antenne ... Quando la crisalide avrà terminato le sue trasformazioni e se il tempo sarà favorevole, la crisalide si spaccherà liberando la farfalla 
Gli ortotteri compiono una metamorfosi incompleta: l'insetto giovane che emerge dall'uovo è la replica dell'insetto adulto ma subirà mute successive durante le quali cresceranno le ali fino a che l'insetto diventerà adulto. 
Per svilupparsi, i coleotteri subiscono una metamorfosi completa in 4 fasi successive. L'uovo viene posto sul supporto adatto alla vita della larva (nel terreno, su una pianta o sul terriccio ...). Dopo alcuni giorni, l'uovo si schiuderà e apparirà una larva. Questa si nutrirà e subirà mute successive. Quando avrà completato il suo sviluppo, diventerà pupa. Quando la pupa avrà terminato le sue trasformazioni e se il tempo è favorevole, apparirà l'adulto. 
Gli imenotteri hanno uno sviluppo in 4 fasi successive di metamorfosi. L'uovo viene deposto. Dopo alcuni giorni, l'uovo si schiuderà e apparirà una larva. Questo è lo stadio larvale. Nel caso di insetti sociali, la larva verrà nutrita dai lavoratori, mentre, negli altri casi, si nutrirà da sola. Quando avrà completato il suo sviluppo, diventerà pupa. Quando la pupa avrà terminato le sue trasformazioni, apparirà l’adulto 

flusso Courbet
Il torrente Courbet è l'unione di tre piccoli ruscelli situati nei pressi di Pujaudran: il Saint Blaise, a nord, che ha origine e che raccoglie l'acqua dal bosco comunale di L'Isle Jourdain, il Cardayré, al centro, che inizia a nord-est di Pujaudran, più a sud, il Lartus, più o meno costeggiato e deviato dalla deviazione stradale di Pujaudran 
L'incontro di questi tre torrenti porta il nome del torrente di Sainte-Blaise nel dipartimento del Gers, poi di Courbet passando nella Haute Garonne. Attraversa i comuni di Pujaudran, Léguevin, Brax e Pibrac fino alla confluenza con l'Aussonnelle a Colomiers. L'area del bacino che riversa le proprie acque nel Courbet é di circa 47 km2 per una lunghezza lineare di 12 km e una pendenza media del 5%. 
Il Courbet raccoglie e trasporta le acque di deflusso senza avere sorgenti continue e regolari. Pertanto le alluvioni avvengono preferibilmente in estate, durante i forti temporali, e durano solo poche ore. 
Dal 2011 tutte le acque nere del bacino di riferimento del Courbet sono state ricondotte alla Garonna da un collettore e il Courbet è tornato ad essere un fiume di acque limpide con una corretta qualità dell'acqua, ma rimane ancora un torrente soggetto ad inquinamento, agli sfoci dei bacini di contenimento delle acque temporalesche, alla diffusione dei pesticidi e ai prelievi per l'irrigazione. 
Tuttavia, troviamo una flora e una fauna abbastanza ricche sulle rive di questo fiume. Tra le dieci specie di pesci presenti, il Gobio occupa un posto speciale perché molto sensibile all'inquinamento. Il suo corpo allungato (15 cm per 30 grammi di peso) ha una sezione quasi tonda. La sua pinna caudale è biforcuta. Apprezza anche i luoghi ricchi di materia organica e le rive poco profonde. Ama vivere in gruppo, è un pesce scavatore che esplora il fondo grazie a due barbigli posti ai lati della bocca. Si nutre di piccoli molluschi, larve di insetti, vermi, zooplancton, crostacei (gammaria, asellae) e detriti vegetali. 
Il Gobio depone le uova da maggio a giugno, nelle zone con forti correnti, tra pietre e vegetazione. Durante questo periodo, la testa del maschio diventa ruvida ed è adornata da piccole escrescenze. La femmina depone circa 2000 uova che si schiudono dopo 2 o 3 settimane.